
Leader politici e social media: comunicazione sempre più strategica. Più efficace Salvini o Di Maio?
Quando la politica si fa sui social. Tra Salvini e Di Maio chi vincerà? Una lotta a suon di like. Il gradimento e il successo di un leader oggi si costruiscono anche sfruttando le potenzialità della rete. E dei social network in primis. Non è una critica né un’affermazione sconvolgente. I tempi corrono e con loro corre anche la comunicazione. Dai pamphlet ai quotidiani fino alla radio e alla televisione, per ad arrivare all’era digitale, in cui sono i new media a fare la parte da leone. Una cassa di risonanza con potenzialità enormi. Incoraggianti e a tratti pericolose. Ma una cosa è certa: internet, con in testa i social network, dà la possibilità di creare un’informazione bidirezionale più di qualsiasi altro mezzo, che chiami in causa chi parla e chi ascolta. E in ambito politico è il terreno più fertile per una comunicazione che miri a ingraziarsi l’elettorato. I leader politici lo hanno ben compreso stravolgendo il loro modo di fare comunicazione. In particolare sui social network appaiono così vicini a noi, dei semplici comuni mortali in grado di far sentire una vera e propria vicinanza agli utenti. Una quasi somiglianza. Perché l’elettore vuole avvertire che chi ha votato è così simile a lui.
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La politica sui social, un vero e proprio storytelling dei leader
Dirette, video, post, foto su Facebook, Instagram, Twitter. Questi sono diventati i canali privilegiati della propaganda politica degli ultimi anni. Dal Renzi social al successo dell’imponente campagna di Obama, dalla sconfitta sulle piattaforme di un’immagine troppo ingessata come quella del leader di Forza Italia all’eclatante trionfo mediatico di Salvini, fino a quello meno rumoroso ma efficace di Di Maio e seguaci. Una narrazione politica che diventa storytelling di personaggi non più al di sopra delle parti, ma Capitani alla professor Keating dell’Attimo fuggente. Figure istituzionali, ma ben aperti nel mostrare chi sono nella vita di tutti i giorni. Così si articola la comunicazione del leader della Lega e quella dell’attuale Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. Una modalità che, apparentemente può sembrare lasciata al caso e spontanea, volutamente trascurata e immediata, ma invece ha dietro un grande lavoro di strategia. Esperti in comunicazione e social media creano ad hoc intorno alle figure dei politici un’aurea di normalità.
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Politici brand di se stessi sui social
Più di 3 milioni di “amici” su Facebook, più di 900 mila su Twitter. 520.000 seguaci su Instagram. Sono i numeri dell’agenda social di Salvini. Numeri che farebbero invidia a qualsiasi influencer. Lo stesso si potrebbe dire per i profili social di Di Maio. Cifre più contenute, ma ugualmente significative. Possibile? Sì. Il punto è pensare ai politici come fossero un brand. Costruire, intorno alle loro immagini, valori, identità e tono di voce che ne caratterizzino la personalità. Obiettivo: coinvolgere emotivamente gli utenti per creare engagment. E cosa c’è di meglio per farlo se non presentarsi quasi come i ‘ragazzi della porta accanto’?
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Uomini di potere come ragazzi della porta accanto

Due strategie opposte quelle del team del leader della Lega e del Movimento Pentastellato. Da una parte il confezionamento di un’immagine che guarda alla quotidianità, che miri a rendere più umano il volto del nostro attuale Ministro degli Interni. Dall’altra, una strategia volta maggiormente a raccontare gli aspetti istituzionali del Ministro del Lavoro.
Per entrambi, il diretto contatto con gli utenti, l’impostazione di un rapporto alla pari o almeno l’illusione che sia così. Ulteriore comune denominatore è che la loro strategia ha un costo di migliaia di euro proprio come budget ministeriale.
È la rivoluzione innescata da una società che vuole essere iperconnessa. Un mondo sempre più social che riesca a rendere immediata la condivisione di ogni avvenimento e che dia la possibilità di creare una narrazione mediatica che mostri gli aspetti umani del potere. Ed ecco allora che impazzano selfie, foto con scene di vita, post che raccontano personali aspettative e le speranze davanti ad un banale piatto di pasta o una birra, intercettando i sentimenti più comuni degli utenti.
La strategia della quotidianità
Probabilmente è proprio questo il punto di forza. Rispetto al suo alleato, il Carroccio riesce a ottenere un maggior numero di like sulle sue piattaforme. Perché? Forse perché ciò che salta all’occhio, scorrendo rapidamente le foto sul profilo Instagram, è la “normalità” delle immagini. Foto con i propri sostenitori intervallate da un continuo proporsi di immagini private e attacchi ai detrattori per sollecitare solidarietà: il compleanno della figlia, istantanee della compagna che stira, pizza e birra dopo una dura giornata di lavoro. Tiramisù, pastiera, panzarotti tricolore, vacanze al mare, foto in pescheria. Con un sottile gioco comunicativo, senza essere espliciti ma mostrando la quotidianità di un pasto, i professionisti della comunicazione del leader veicolano una dei cardini portanti della sua politica. Rendendola fruibile e vicina a tutti. L’addio, reale o presunto, della compagna Elisa Isoardi su Instagram ha contribuito a rafforzare l’immagine dell’uomo “qualunque”.
Una strategia vincente, perché oggi le piattaforme social sono strumenti utili, e a volte necessari, per la costruzione dell’opinione pubblica. Una potenzialità che gli esperti del settore non possono sottovalutare.
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di Valentina Cuppone